approfondimenti

8 Febbraio 2018

EcoColorDoppler testicolare

autore Dott. Andrea Delbarba

L’esecuzione dell’EcoColorDoppler (ECD) testicolare rappresenta un momento fondamentale nella valutazione del paziente andrologico in quanto molteplici sono le informazioni che possono essere acquisite e che possono orientare il clinico nella interpretazione del quadro, in particolar modo nel paziente infertile. Tra i diversi parametri che vengono analizzati la corretta misurazione del volume testicolare rappresenta senz’altro un dato fondamentale in quanto è stato stimato che circa 85% del parenchima testicolare sia deputato alla spermatogenesi, ossia alla produzione di spermatozoi. Va da sé che l’ipotrofia testicolare inficerà inizialmente e nella stragrande percentuali di casi proprio questa funzione che di per sé è asintomatica. Ricordiamo per completezza che oltre alla produzione di liquido seminale il testicolo rappresenta il principale produttore di testosterone, l’ormone androgenico per eccellenza. Tornando alla misurazione volumetrica testicolare l’utilizzo dell’orchidometro è ormai obsoleto, impreciso e pertanto è stato abbandonato e sostituito dell’ecografia.

Ovviamente anche l’ecografia ha dei limiti legati all’operatore, alla capacita di risoluzione della macchina e al modello matematico utilizzato per il calcolo volumetrico. Mi preme a tal proposito mettere in guardia i pazienti che si sottopongono ad un esame ecografico diffidando della qualità del referto qualora non venisse specificato il volume anche se sarebbe più indicato riportare i tre volumi per lasciare al clinico l’interpretazione più corretta. Esistono infatti due modelli matematici che riporto per completezza e chiarezza: la formula dell’ellissoide che consiste nel moltiplicare le tre dimensioni (anteroposteriore, longitudinale e trasverso) x 0.52 o la formula di Lambert il cui fattore di conversione è 0.71. I valori di riferimento indicativamente possono essere 12-15 cc per i limiti inferiori e 25-30 per i limiti superiori.

Altro aspetto ostico e spesso incompleto è rappresentato dalla individualizzazione del varicocele e della sua severità. Innanzitutto il paziente deve essere valutato in ortostatismo e deve essere istruito sulla corretta esecuzione della manovra di Valsalva. Tra le diverse classificazioni esistenti in letteratura credo che la più completa sia quella di Sarteschi che tenta di coniugare entità del reflusso con alterazioni strutturali testicolare. Esistono 5 gradi e senz’altro quelli più significativi sono il 4°e il 5° che mettono in discussione la possibilità di una correzione chirurgica o radiologica (scleroembolizzazione) del varicocele.

Concludo questo escursus focalizzandomi su un’ultima struttura testicolare, talvolta trascurata: l’epididimo. Non solo va cercato ecograficamente ma va analizzato in tutte le sue parti (testa, corpo e coda) al fine di metterne in luce eventuali dilatazioni, esiti post infiammatori, aree cistiche o per estremo la loro assenza. Oltre a questi due parametri (volume, varicocele ed epididimo) ne esistono anche altri come il grado di ecogenicità del parenchima testicolare con eventuali aree sospette, la vascolarizzazione intratesticolare, lo studio delle microcalcificazioni e la valutazione di un eventuale idrocele. Sono i particolari e la loro chiara esposizione che rendono un esame utile e degno di essere eseguito.